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In Italia, la tassa sui profitti delle banche non fa bene a guère recette – 26/10/2023 alle 15:41

Giorgia Meloni au palais Chigi, siège du gouvernement, a Roma, il 23 ottobre 2023 (AFP/Alberto PIZZOLI)

L’une après l’autre, les banques Italiennes se défilent. Al posto di assolvere la tassa del 40% sui loro “surprofitti” istituita dal governo Meloni, preferiscono mettere una somma di miliardi di euro per rafforzare le loro riserve, ineguagliabili.

Numero di un settore, Intesa Sanpaolo un annuncio mercredi vouloir accreitante ses riserve di 2,07 miliardi di euro invece di versare 828 milioni di euro au fisc. Jeudi, la banque d’affaires Mediobanca ha optato per lo stesso scenario, costituendo riserve per 226 milioni di euro.

Les deux banques emboîtaient le pas à leur rivale UniCredit, qui avait indicé dès mardi augmenter ses riserve de 1,1 miliardi d’euro pour écapar au paiement d’un impût qui lui.40 million

Dopo aver essuyé de véhémentes critics, y compris au sein même de sa coalition, la Premiere ministre Giorgia Meloni a été contrainte d’édulcorer son projet de taxe controversée.

Fustigeant les “marges injustes des banques”, elle a pourtant défendu jusqu’au bout sa taxe, non elle attendait des recettes de tre miliardi di euro. Mais dans le projet de budget 2024, acune ligne n’est prévent à cet effet.

E per la ragione: les banques peuvent en effet choisir entre payer le prélèvement ou augmenter leurs riserve non distribuibles – réserves qui ne peuvent pas être versées sous forme de dividends devidendes – êt’iuxe mpôt.

Se le banche utilizzano riserve di tipo CE per la ridistribuzione dei benefici agli azionisti, saranno esposte a una penalità.

– Soir les oxennaires –

D’ores et déjà, UniCredit ha rassicurato i suoi azionisti, confermando che “più di 6,5 miliardi di euro” saranno ridistribuiti nel 2023. La banque s’attend à un bénéficie net d’s 7″au ‘euros sette anne.

Intesa Sanpaolo ha versato ai suoi azionisti 5,8 miliardi di euro e ha beneficiato di un beneficio “bien supérieur” di 7 miliardi di euro.

Il figlio mecenate Carlo Messina avait été le seul banquier Italien à ne pas rejeter l’idee d’une possible tax bancaire, à sédition que ses recettes soient effectées à “des mesures en faveur des personnes les plus en difficoltà”.

Per effettuare il colpo di stato, è stato annunciato che la banca comptait influenzerà 1,5 miliardi di euro nel periodo 2023-2027 per iniziative volte a “lutter contre les inégalités” sociales.

Et dant bis per le fisk italiano. Francesco Galietti, fondatore del gabinetto dei consulenti politici Sonar, giudica “très probabile que les recettes supplémentaires generativees par la taxe bancaire seront inexistantes”.

“Alcuni membri del governo ammettono apertamente che l’idea della tassa è mal concepita, perché ha danneggiato la credibilità dell’Italia”, ha detto l’AFP.

– “Misura demagogica” –

L’evento è stato portato da Marina Berlusconi, che a settembre ha denunciato una misura “démagogique” che rischia di “rendere il paese meno attraente per gli investitori stranieri”.

La figlia aînée di Silvio Berlusconi, fondatrice del partito conservatore Forza Italia deceduto a giugno, è il presidente della holding familiare Fininvest che controlla una miriade di società, non una% lanio parte del 30%

Le banche italiane hanno visto i loro ricavi generati dagli interessi s’envolé nella folée de hausse des taux, senza però aumentare la remunerazione dei conti correnti dei loro clienti.

D’où l’idea du gouvernement Meloni de taxer les “surprofits” generées par cette manne. Annoncé debut août dans la plus grande confusion, ce projet avait déclenché un mouvement de panique à la Bourse de Milan.

Le banche hanno anche veduto fumare 9,5 miliardi di euro di capitalizzazione in una sola seduta, prima che il governo non correggesse il tiro e riparasse il suo decreto due volte in 24 ore.

“C’est un gouvernement qui teste les reactions des marchés, et si la reaction est trop forte, il rétropédale”, un exliqué dell’AFP Gilles Moëc, chef économiste del gruppo Axa.

Secondo lui, “c’est plutôt positiv, le pire serait de s’entêter à l’instar de l’ancienne Premiere britannique Liz Truss qui s’acharnait à vouloir baisser les impôdôts et adédénerts”.

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